Miti e Leggende dal Giappone: Inarigami

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Fin dai tempi antichi, la Volpe è considerata l’ambasciatrice di Inari (kami della fertilità, del riso e dell’agricoltura) oltre che una sorta di messaggero dello stesso, mentre gli Inari Oroshi sono coloro che invocano il responso di Inarigami (la dea Inari).

A Shiki, un medium chiamato Dai Odaisan era in grado di invocare la Volpe e il Tanuki, i quali si mettevano a dialogare e persino danzare di fronte agli astanti. Nel villaggio di Utsuga, un Inari Oroshi era in grado di invocare gli shiryo (le anime dei defunti), ma non gli ikiryo (le anime dei viventi). Se avesse invocato questi ultimi, la cosa avrebbe recato fastidio a qualcuno.

Le statue scolpite delle volpi piazzate nei santuari shinto sono divenute un’immagine piuttosto familiare della vita quotidiana di qualsiasi giapponese. Ciò che comunemente si indica con O-Inarisan, è presente in qualsiasi città ed è venerato dalla gente comune.

Negli anni Settanta, la pratica del kokkurisan (una sorta di seduta spiritica improvvisata che letteralmente significa “volpe, cane e tanuki”) raggiunse un’incredibile popolarità. Si sentiva raccontare spesso che, dall’altra parte, c’era effettivamente una Volpe che stregava i partecipanti, costringendoli a mangiare dell’abura age, il tofu fritto che di solito si offre alla divinità della Volpe.

La pratica consiste nell’interpretare il senso della parola o della frase formata trascinando una moneta da dieci yen su un foglio con vari ideogrammi. Chissà se è proprio quello l’attimo in cui si viene stregati dalla Volpe?

Dicono che esagerando con tale pratica, si corrano seri rischi a livello mentale. Questo conferma che probabilmente il kokkurisan è stato ideato dagli spiriti stessi.

Fonti: Enciclopedia degli Spiriti Giapponesi di Shigeru Mizuki