Miti e Leggende dal Giappone: Kamaitachi

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Un uomo stava camminando lungo una strada, quando all’improvviso iniziò a soffiare uno strano vento. Una volta rientrato a casa la moglie lo guardò strabuzzando gli occhi.
«Ma che ti è successo? Guarda come stai sanguinando!» gli disse allarmata. E infatti le gambe dell’uomo stavano letteralmente grondando sangue.

Questo genere di eventi si verificavano di frequente e si riteneva che fossero generati da una delle metamorfosi di cui le donnole sarebbero capaci: si manifestavano con un turbine di vento e i loro artigli erano talmente affilati che, chi ne restava vittima, non percepiva nemmeno il dolore. Questa apparizione era chiamata Kamaitachi (donnola con le falci), ma secondo alcuni, questo tipo di incidente era in realtà causato dal semplice vento.

Nelle zone montagnose di Mino e Hida (dove oggi si estende Gifu) il Kamaitachi faceva danni con particolare frequenza, probabilmente perché fra quelle valli s’incanalava una particolare corrente ventosa. Qui la gente riteneva che questa creatura fosse in realtà formato da tre spiriti: il primo saltava sui viandanti, il secondo li tagliuzzava e il terzo cospargeva le ferite di un farmaco che annullava il dolore. Anche a Kurosaka, fra i monti Yahiko e Kugami nella regione di Niigata, appariva spesso un Kamaitachi e questo avvalorerebbe l’ipotesi della corrente anomala che soffia tra le alture.

Quello di Kurosaka era molto più aggressivo e chi aveva la sventura di inciampare o cadere, se lo sarebbe portato dietro per tutta la vita. La tradizione popolare ha tramandato storie legate a fatti simili e ci sono racconti che narrano di terreni in cui è meglio evitare di cadere per scongiurare la morte immediata, o di cimiteri in cui chi inciampa è destinato a vivere non più di tre anni. Può darsi che lo stesso tipo di superstizioni abbiano la medesima origine del Kamaitachi di Kurosaka. Comunque sia, la donnola veniva considerata un animale maligno, ed ecco forse perché le è stata attribuita la responsabilità di questi incidenti.

Fonti: Enciclopedia degli Mostri Giapponesi di Shigeru Mizuki