DNBlog – Day 14 – Le vie del Pellegrino: Perseveranza

Debitum Naturae

Writer & Blogger

“Se da una prima visione sembra emergere dalla

maggior parte delle tradizioni che il cinghiale

incarni esclusivamente un simbolo di forza e

fertilità maschile, scavando più a fondo, però,

potremmo scoprire aspetti reconditi e inaspettati.

Sono peculiarità squisitamente femminili, quali

il ruolo di apripista (i cinghiali con determinazione

e fisicità aprono i sentieri nel sottobosco) e il ruolo

di guida, sostentamento e prosperità.

Siamo di fronte ad un totem che non cessa la

propria attività nemmeno in inverno, non va mai in

letargo, ed è continuamente alla ricerca di qualcosa,

di invisibile ad altrui occhi, che riesce a raggiungere,

spesso scavando e aprendo nuove vie.

Chi cammina con il cinghiale, soprattutto se

donna, percepisce “le strade”, apre “gli spazi” verso

il nuovo, l’impensato. Tale persona difficilmente

sbaglierà strada e si perderà da un punto di vista

esistenziale.

Se l’orso sa chi è e il lupo sa cosa vuole, il

cinghiale sa dove deve andare, anche quando è

all’oscuro della sua meta finale: la sua è

un’esplorazione continua fatta di passaggi creati con

la forza e i ripetuti tentativi.”

Questo breve estratto è preso dal libro “Orme Selvagge” che so non essere ancora nelle librerie di molti che stanno seguendo questo blog. Questo è ABOMINEVOLE.

Detto questo, perché l’immagine? Intanto perché è l’auto sponsor di oggi, guarda caso si può intravedere il link e una visita, fidati, vale assolutamente la pena, fosse anche solo perché è pieno di materiale gratuito per il quale basta lasciare una mail e goderselo.

Ma soprattutto perché costituisce l’EMBLEMA del discorso del post. Avrei potuto in realtà postare ogni lavoro di ogni membro del collettivo o parlarvi di ciascuno di loro e dei progressi che hanno fatto anche personali ma, dal momento che probabilmente riceveranno un post ciascuno, ho preferito prendere ad esempio questo progetto.

Cerco di fare divulgazione con Natan Andrea Feltrin dei Wild Matters da più di dieci anni e per stare in tema con gli ultimi post è stata una storia costellata di errori, delusioni, tradimenti e aspettative deluse. Eppure, alla fine abbiamo il primo sito italiano di questo tipo. Una struttura professionale ed accattivante con dentro tre libri di divulgazione, uno di arte macabra e qualcosa come 40 ore di formazione. Come ci siamo arrivati? Non mollando mai.

Lascia perdere la citazione iniziale, non voglio attestarmi il merito in quanto cinghiale dei successi complessivi della Tribù anche se sì, la mia attitudine è stata uno dei motori principali (credo che le Vie del Pellegrino potrebbe essere il titolo o c’entrare con il titolo del libro che emergerà da questi post) ma proprio dare testimonianza del fatto che SÌ, se non demordi i risultati li porti a casa, qualunque sia il grado di sfida.

Abbiamo appena recuperato una collezione per la quale i più grandi collezionisti europei ci scrivono e si congratulano… come, se non intessendo reti sociali e connessioni da anni?

Abbiamo un gruppo di “clienti” che sembrano più vecchi compagni di scuola e amici di sempre… come, se non dedicandosi costantemente a loro anche se commercialmente non aveva alcun senso?

Abbiamo artisti e artiste eccellenze italiane ed europee (e no non sto esagerando) … come, se non insistendo giorno dopo giorno a creare e cercare di vivere delle proprie creazioni?

Abbiamo relazioni sentimentali, fraterne e amicali di una forza, un’intensità e una genuinità assurde… come, se non applicando tutto quello di cui si parlava nei post dedicati alla “tribù” ?

E potrei andare avanti. Una partita iva sana, una collezione invidiabile, mille altri progetti in cantiere, contatti importantissimi (ho dormito a casa di Giano del Bufalo tanto per dirne una), riviste per le quali si inizierà a scrivere, etc. etc.

Non voleva essere un post di “vanto”. Ma ancora solo un: hey ce la puoi fare. Nessuno di “noi” ha avuto vita facile, posso assicurartelo e non siamo partiti da condizioni avvantaggiate (anzi). Certo c’è chi sta peggio e ci sono cose alle quali si può solo “resistere” (vedi scena della tempesta di sabbia di Mine) ma resta valido il principio. Ti ricordi il post del giorno due se non erro? Fatemi scendere?

Ecco. Quello di oggi è un discorso sull’estensione al lungo termine e per ogni questione di quell’atteggiamento.

Ci vuole tempo, ci vogliono tutte le skills che stanno emergendo da questi post, ci vuole tenacia, determinazione, pazienza e magari queste caratteristiche nemmeno ce le hai in dotazione e ti devi pure procurare quelle.

Ma si può fare. SI PUO FARE! (cit.)

Adoro come i fili di tutti questi discorsi inizino ad intrecciarsi e si intuisca un disegno generale (è ESATTAMENTE quello che succede nel corso e nel libro di Orme selvagge) ed è un po’ il marchio di fabbrica di quasi tutta la nostra produzione anche da un “settore” all’altro.

Vorrei davvero essere meno stanco e avere più tempo per scrivere ancora di più e ancora più a fondo. Tanti, soprattutto chi mi è vicino, mi critica perché non sembro quasi mai entusiasta o felice. E hanno fottutamente ragione (sorry in special modo alle mie signore) ma è solo la superficie, dentro di me sono TRABOCCANTE di voglia di fare, di proseguire, di insistere, di girare il prossimo angolo, sorpassare il prossimo rovo, pensare il prossimo progetto, scovare il prossimo sentiero.

Alla fine, questi post sono la prima volta che provo ad estendere al pubblico la mia inarrestabile spinta in avanti (della quale i miei potrebbero raccontare meglio ma sono stronzi e scostanti quindi non commentano) la tenacia con la quale sorreggo chi barcolla se so che crede nel sentiero che ha scelto, la via che indico e magari per un pezzettino “apro” per agevolarti.

Spero che questi 14 (wow… domani siamo a metà) ti siano stati utili. E zac. Direi che di questo puoi dirmi.

Ti è stato utile questo strambo percorso social? Cosa più di tutto?

RISPOSTE:

Beh Grim direi che fai assolutamente riflettere.

La cosa che più mi è piaciuta è che mi hai scaldato il cuore, tu, la tribù, ciò che ne emerge.

Mi sento meno sola, sento che qualcuno la pensa come me.

Mi sono sempre sentita molto rigida su alcuni aspetti, come se solo io vedessi alcune cose, avessi troppa determinazione rispetto ad altre persone, come se fosse sbagliato impuntarsi su ciò in cui si crede. Sentivo che solo nella mia famiglia c’erano elementi come me, e nemmeno tutti… ma invece no; invece, non sono sola e sento oggi più di prima di essere nel giusto, nel capito, di non essere sola.

E non sentirsi soli penso sia un bel colpaccio.

Per rispondere alla domanda: lo trovo altamente stimolante, questo sentiero nel sottobosco di ognuno. Non solo i post in sé, ma anche le risposte della tribù, in cui, pur essendo solo parte accessoria, trovo spunti per la riflessione e la ricerca personale. Lo trovo anche un momento di pausa, quasi un “SEDATAVO” dalla frenetica vita di tutti i giorni. Ho visto il mondo attraverso gli occhi di tante persone diverse, ho imparato, ho ascoltato, ho riso e mi sono rabbuiato. Un percorso? Sì, direi di sì, fin dall’inizio mi è parso tale e se non lo stesso per lo meno parallelo per alcuni tratti. Pensavo di essere il solo, ora non più.

Io sto facendo la secchiata cumulativa, e forse proprio per questo riesco a vedere benissimo l’intreccio e la connessione tra tutti i post, che si dipanano con via via crescente intensità.

C’è molta introspezione, e personalmente è una cosa che gradisco molto. Ogni post è un misto tra Mission e Claim. Un mostrare il proprio percorso per incoraggiare chi vorrebbe ma non se la sente, e vale sia per gli aspetti più pratici che per quelli più “spirituali”. Sei sempre fonte di grande energia. Anche quando ti faccio arrabbiare perché sembra che non ti ascolti.