DNBlog – Day 5 – Il tuo peggior nemico

Debitum Naturae

Writer & Blogger

Tu.

Fine del post. Oggi me la cavo veloce e vado ad accogliere il povero rappresentate Treccani che pensa di poter usare su di me le tecniche di marketing.

Sai cosa è tecnica di marketing? Mettere nelle foto di questo post il mio pezzo più bello, più costoso, più denso di significato e DISPONIBILE.

Tra l’altro finalmente vedrò la lotta tra questi post così amati e coinvolgenti, che il grande Z sta premiando, e un contenuto che lui odia. Chissà cosa succede.

Veniamo a noi. Potrei affrontare un milione di aspetti legati alla lotta con se stessi (e non è detto che in futuro non ne vada ad esplorare altri) ma oggi parliamo, ovviamente, di quello che tocca a me e viene in mente A ME.

Ansia da prestazione.

Quanti “eeeh si” dal pubblico in questo istante?

Se io con la mia autostima bella bulk, la mia patologia egosintonica, la sfrontatezza genuina e così via, riesco a sorseggiare il caffè stamattina ricolmo di questo sentimento nessuno è al sicuro.

NESSUNO.

Nemmeno tu. E lo sai che ho ragione.

Sindromi dell’impostore, bassa autostima, poca sicurezza di sé, svalutazione da parte della propria bolla, non importa la causa sempre lì si arriva: la paura del fallimento.

Intanto a proposito di paura, altro consiglio cinematografico di questi post. Trovate e guardate MINE di Fabio Guaglione e l’altro Fabio che sorry non ho su FB (con lui ci ho mangiato insieme, sì, ho cucinato per e pranzato con il regista di MINE e me ne vanto). Io l’ho visto con ogni persona importante nella mia vita (che fosse di passaggio o arrivata per restare) raggiungendo una ventina di rewatch. Sirah di AfterLife ha una mina tatuata a causa di questo film. Quel primitivone guerriero di Tommaso Giroldini PIANGE ogni volta che lo vede (non sto né scherzando né esagerando). Non è un film di guerra. Non è un survive movie. È il film con il messaggio psicologico di self empowerment più potente ed efficace che io abbia mai visto. Parla esattamente di quello che sto scrivendo qui tanto che potrei, di nuovo, mollare tutto e andare a farmi i fatti miei. Se non ti è piaciuto vattene da questa pagina (no, scherzo, ma riguardartelo meglio) se non lo hai visto PROVVEDI ORA e mi ringrazierai (per la rubrica: “colonne sonore dei post” ascoltati The Shoutout di Andrea Bonini della colonna sonora originale di Mine)

Quindi abbiamo “ridotto” al concetto base l’argomento di oggi. La paura. Paura di fallire. Paura di non essere all’altezza. Paura di deludere le aspettative. Paura degli imprevisti.

Bene. Come dicevo sopra nonostante io sia molto sicuro di me stamattina “un brivido molto umano è corso lunga la mia spina dorsale” cit., perché mi sono chiesto: ma come faccio a mantenere questo livello? E se le risposte o le views crollano? E se divento noioso? E se divento ripetitivo? Se finisco gli argomenti?

Poi mi sono dato due schiaffi, mi sono urlato un attimo contro (interiormente non chiamate la neuro) e sono salito a scrivere. E qui è la chiave di tutto.

Chi ha “fatto” quelle domande? Io. Chi è che ti fa tremare le gambe prima di parlare in pubblico? Chi ti annoda lo stomaco prima di un esame o prima che tu possa dire al tuo datore di lavoro cosa non va? Chi ti fa guardare con sdegno un’opera che farebbe sbavare decine di altri? Chi ti fa dubitare delle tue riserve di energia o risorse? Chi ti fa cancellare un commento in cui stavi esponendo il tuo parere argomentato? Chi ti fa desistere dal difendere le tue idee e convinzioni? Chi ti fa mollare un progetto promettente? Chi ti fa temere di cambiare lavoro, partner, residenza?

Vado avanti? Posso farci l’intero post.

Sei tu. Sono io.

Io odio gli ambienti tossici ma non ci sono storie. La prima e l’ultima parola su ogni questione importante ce l’ha il tuo principale compagno o compagna di vita… Tu.

E mannaggia di che nemico tosto parliamo. Ti conosce da quando sei nata. Sa ogni tuo difetto o punto debole. Ha la tua stessa forza (a volte incredibile sembra anche di più) e riserva di energia. Spesso anche se tu sei buono come il pane è di una astuzia e cattiveria indicibili. Il Superman cattivo. Il Batman che ride. Doc Strange supremo. Non c’è scampo.

Ecco. Basta allora lo chiudiamo qua il post (e siamo a tre) non se po’ fa nulla. È troppo.

E invece no perché alla fine il rapporto con se stessi è come qualunque altro rapporto. Sincerità, schiettezza, flessibilità e comunicazione. Le basi per un qualunque rapporto di amicizia/lavoro/relazione CHE FUNZIONA. Giuro non ti sto spingendo ad una bella dissociazione patologica. Sto solo dicendo che io sono la persona con cui passo più tempo assieme. Con cui devo convivere senza pause. DEVO costruire un rapporto sano e funzionale con me stesso.

Se tu fossi tuo amico ti giudicheresti così per il tuo lavoro? Se tu fossi tua amica faresti quei commenti sul tuo corpo o la tua arte? Se tə fossi tuə amicə saresti cosi intransigente nel giudicare le tue scelte? (qui ho usato ə per un motivo, se ci fai caso nei post uso lo stesso modo dei libri per essere inclusivi, qui ci stava anche ə un giorno spiego come e perché).

Oh, è tutto qui il trucco. Un vero amico. Una vera partner. Un fratello o una sorella sinceri. Ti possono criticare, dare contro, anche aspramente ma poi saranno lì a sostenerti e fare il possibile perché tu riesca. E qui è uguale. Nelle foto del post c’è il mio lavoro più bello. Mi ha stupito come sia riuscito a comporre l’opera, l’equilibrio tra le parti e gli spazi. Come sia riuscito a dare un’espressione ad un cavolo di scheletro di ratto. Se dovessi chiedere quello che penso vale, sarebbero migliaia di euro. E insieme c’è uno dei miei fallimenti più tremendi (e per fortuna non ho foto di quella con il serpente). Una sfera di resina con dentro un serpente. Pensavo di poter togliere il vetro a posteriori… mi sbagliavo, rimane attaccato. Pensavo conservasse e invece l’animale all’interno marcisce lentamente. La resina è opaca, piena di bolle e crepata. FA SCHIFO (e ripeto il serpente è peggio. Seppellito nella sfera attendendo di scoprire se mai diventerà qualcosa di magicamente bello E quindi? E quindi mi sono dato ampie e sincere pacche sulle spalle nel caso di “Tempus Fugit” (che sarà sicuro protagonista di un altro post) e mi sono bonariamente dato dell’idiota per il secondo.

Sii il miglior amico di te stesso. Sii la tua miglior partner anzi.

AMATI

Tanti, troppi. Sono nemici di se stessi. I peggiori come dice il titolo.

A volte nei migliori dei casi si è “conoscenti” di se stessi. Quei tiepidi e un po’ deprimenti quasi-amici.

Non funziona così. Devi starti vicino. Incoraggiarti. Sorreggerti. Supportarti. Stimolarti. Confrontarti.

Io non lo sapevo stamattina se sarebbe venuto un bel post anche oggi. Non so se sarà bello quello di domani. O se terrò botta per 30 post come volevo fare. Ma l’altro me è qui a darmi una mano. A dare suggerimenti sull’argomenti di domani (anche se ho promesso che li devo improvvisare). E so che se un post andrà male o se il progetto naufragherà, lui sarà lì a dirmi che va tutto bene, a spiegarmi cosa imparare dal fallimento e a sussurrarmi altre imprese folli da provare.

Se si sta bene con se stessi non si è mai davvero da soli.

* boom *

E vorrei dirti tra l’altro che anche questo emerge da MINE, ma ho paura di spoilerare.

Niente. Tutto qui.

In due (o più, viva la schizofrenia… SCHERZO) si ha meno paura no?

Siate due (oddio dovevo usarlo qui il plurale? o Tipo SII due)

Anzi cit. biblica… “SII LEGIONE” alla faccia del barbuto e impiccione nazareno.

E la domanda? Beh letto il post… come definiresti la tua relazione con te stesso o te stessa? Nemici? Conoscenti? Grandi amici? Indissolubili compagni di vita?

Qualunque sia la risposta, da’ retta a me, lavoraci.

Tipo terapia di coppia… per singoli.

Easy no? (spoiler: no)

 

RISPOSTE:

 

Definisco il rapporto con me stessa come una triade.

C’è la parte di me che mi ama e l’altra autodistruttiva, coesistono simultaneamente in ogni decisione, in ogni momento.

Una sovrasta l’altra a seconda della giornata ma c’è sempre la vocina fievole dell’altra a ricordarmi l’eterno scontro tra me stessa.

Negli ultimi cinque anni ho provato un amore immenso nei miei confronti che mai pensavo avrei provato per poi arrivare ad odiarmi profondamente qualche anno fa. L’infinito lavoro che avevo fatto su di me era stato distrutto in pochi mesi.

Ho deciso di scacciare ogni paura e ritornare a lavorare per l’amore che SO che posso provare per ME, perché c’era e tornerà, più forte e sicuro di prima.

La parte autodistruttiva voglio resti, muoia e rinasca in maestra, motivatrice ed amante.

(Poly pure con me stessa).

 

Compagni d’arme.

Che possono diventare talvolta amici, nemici, conoscenti, amanti, l’importante è stare uniti per la causa comune e andare avanti.

Nel mondo delle arti marziali, di cui faccio umilmente parte, si sostiene che il peggior nemico da combattere sia dentro di noi. Bisogna tuttavia fare attenzione a non confondere noi stessi con quel nemico, non sono la stessa cosa, ego ed io non sono la stessa cosa nella spiritualità che perseguo. Perché se tu sei la voce nella tua testa allora chi è che ascolta? Se sei tu ad ascoltare allora a parlare non sei tu. Quindi le critiche aspre, il cinismo mascherato da realismo, l’ostilità verso il cambiamento, la negatività promulgata come precauzione, nasce tutto dall’illusione dell’ego, che spacciandosi per l’Io ci convince e ferisce. Bisogna prestare attenzione ad ogni attimo e non confondere le maree del cuore con le paturnie ed/o i voli pindarici della mente. Il principio da riconoscere per primo è quello detto da un budda: “tu sei un’anima che veste un corpo, non un corpo che possiede un’anima”.

Parlo sempre per me, per il mio percorso e su questo sentiero ho trovato che il passo più difficile e rinunciare alla colpa, perdonarsi. Allora voglio fare una cosa per te che stai leggendo, che mi hai dedicato un poco del tuo tempo. Ti chiedo scusa. Per tutte le volte che non hai avuta fiducia in te, per tutte le volte che hai creduto di meritare il malessere, per tutte le volte che non hai creduto nel tuo percorso, per tutte le volte che hai dato la colpa a te, alle tue debolezze, per tutte le volte che hai visto qualcosa di sbagliato nel tuo amore, per tutte le volte che hai detto non sono giusto, per tutti i tuoi errori, per tutte le volte che hai avuto paura e ti sei lasciato sopraffare. Ti chiedo scusa. Perdonami. Perdonati.