DNBlog – Day 6 – Tribù (Parte I)

Debitum Naturae

Writer & Blogger

Premessa doverosa. Il termine tribù mi fa schifo. Non lo so, mi pare poco serio, da gioco “facciamo che eravamo” (lo sai che la fase di gioco “facciamo che eravamo ” è una fase cruciale nello sviluppo psicologico e comunicativo di un bambino? No? Ora lo sai. Pillole di psicologia in DNBLog) ed è tutta colpa di Umberto Masiello e i suoi I Sarti del Web che in fase di organizzazione del rilancio multimediale lo ha fatto saltare fuori. Non ho manco idea del perché gli sia stato detto di sì, STREGONERIA, probabilmente. Forse ha anche qualcosa di troppo poco naturale, di antropologico invece che etologico, insomma per me la Tribù rimane un branco (no non di lupi ma di 6-8 bonobo, fancazzisti e fissati con il sesso di coppia e di gruppo, poi ci torniamo su questo punto) ma vabbè ci siamo capiti.

So già che questo post diventa l’ennesimo lenzuolo e so già che devo impegnarmi per dargli un capo e una coda altrimenti sembra un incrocio tra la Hrdy e Joyce.

L’uomo è un animale sociale. Quante volte lo hai sentito? Svariate. È indiscutibilmente vero MA posta così la questione vuol dir tutto e vuol dire niente. Tanti (se conosco un po’ il “pubblico” di lettori) avranno storto il naso leggendo questa cosa, pensando “seh, io sono misantropo, sto bene da solo, figurati) e io dico… oh vabbè, facciamo un dannato elenco di falsi miti, così ce la caviamo, tanto ho passato praticamente tutte le fasi elencate, posso dire per esperienza che sono tutte sbagliate e perché (come sono modesto).

Falso Mito Numero 1: Il mega gregge

Oh. Sono nato Testimone di Geova. Cento “fratelli e sorelle” della tua città, suddivisi in gruppi di studio di 15/20 persone. Che si radunavano ogni 3 mesi con altri 6 o 7 gruppi in una circoscrizione. Due volte all’anno 4 o 5 circoscrizioni facevano una mega riunione di “Distretto” e ogni tot c’erano pure i mega eventi internazionali con delegazioni da tutto il mondo (è stata onestamente strabiliante quella internazionale all’autodromo di Monza, una ventina di anni fa). Ci sono nato nel mega gregge. Con tutte le cose belle da setta: loro fanno schifo, noi no. Stai al centro del gruppo e tutto andrà bene. Se sei troppo povero fratello Franco ti porta in vacanza con i suoi figli. Se vuoi una fidanzatina qui è pieno di giovani e carine (e lo erano davvero un sacco) “sorelle”. Se hai un problema in famiglia ti facciamo i turni da 30 volontari a settimana per aiutarti. Se viene un terremoto o un’alluvione la macchina internazionale Watch Tower si attiva con i soccorsi PRIMA dello stato (ed era vero) INCREDIBILE. Sono onesto. È una delle poche cose decenti che io abbia mai visto nei TdG, ti sentivi invulnerabile, circondato da una gigantesca famiglia allargata, membro di una società efficiente, pulita, superiore. La fregatura? Il prezzo da pagare per rimanerci. Omologazione. No questo. No quello. No barba. No tatuaggi. No libri fantasy. No HP o LOTR. E se iniziavi a fare queste cose, espressione loro, ti spostavi ai “margini” di quel gregge ed era PERICOLOSO. E grazie al cazzo era pericoloso perché la comunità stessa ti espelleva. Insomma, vita da formicaio.

NON È QUESTO il modo giusto dell’uomo per essere sociale o avere una Tribù. Tifoserie sportive, attivismo, culti, passioni come il gdr o il gaming TUTTO se mal gestito può diventare un gregge pericoloso come questo. Ci abbiamo scritto un libro (La Degenerazione del Credere) e fatto una MERAVIGLIOSA conferenza ( Stesso titolo, su academy), eh sì. Faccio degli agganci commerciali perfetti.

Falso Mito Numero 2: A’ Famigghia

Vabbè se il gregge non ha MAI risvolti positivi qua ci possono essere casi nei quali la famiglia o parte di essa sono un reale sostegno e parte di quella rete, di quella Tribù auspicabile di cui parlerò dopo. Però è raro. Molto raro e c’è un ma estremamente grande che svelerò a fine paragrafo (madonna ormai questi post hanno pure i paragrafi).

Intanto spesso e volentieri purtroppo la famiglia che ci circonda è figlia di un’epoca che non ci appartiene. E anche se così non è, spesso rimane disfunzionale. La mia era particolarmente disfunzionale. Primo padre scappato. Secondo padre essere immondo e dannoso. Madre oppressa da falso mito 1. Grave disgrazia legata a mio fratello. Altri parenti TUTTI da parte del patrigno (e non vorrei insinuare nulla ma a questo punto davvero le mele non cadono lontane dagli alberi, mi sa). Un vero schifo. Si è salvata (dopo, e lo spiego più avanti) solo mia madre.

Il punto è: chi o quali membri della tua famiglia agiscono davvero per il TUO bene rispettando i TUOI desideri e le tue aspirazioni? Ti devi togliere i piercing o nascondere i tatuaggi quando arriva zia Cesira? “Quando trovi un bel marito” o “quando fai un figlio” è la domanda più gettonata? Sei sicuro di continuare a studiare così tanto? Sei sicura di smettere di studiare così presto? (Che poi, già fossero poste così le domande). Insomma, la famiglia o alcuni membri della stessa posso instaurare le stesse dinamiche di una relazione tossica. Accorgersene è il primo passo. Spesso non significa potersene liberare subito, ma è già qualcosa accorgersi. E poi io qua sto parlando di atteggiamenti e convinzioni.

In sintesi: se la famiglia è disfunzionale NON È il gruppo sociale, la Tribù che cerchi. Se tutta o una parte è funzionale allora probabilmente è una FRAZIONE di quella rete. Ci arriviamo. Mancano gli ultimi due miti da sfatare, i peggiori (in quanto coinvolgono solo noi stessi, vedi il post di ieri).

Falso Mito Numero 3: So’ er lupo solitario the LONEWOLF

No fratella. No sorello. Non funziona.

Davvero.

Non funziona.

Cresciuto dove sono cresciuto. Narcisismo estremamente funzionale ed egosintonico. QI di tre persone comuni sommate insieme. Divoratore di libri. Gran comunicatore. Vuoi che non ci sia cascato?

In pieno. C’è stato un lungo periodo di: e allora io sono il solitario viaggiatore. Il temibile predatore. L’ardente guerriero. Solo la mia spada e il mio destriero come compagni e bla bla BLA.

È una cazzata. Sì sì, bravo, sei l’unico fautore dei tuoi successi. Sì, sei una dimostrazione di una come il patriarcato si sbagli e una femmina può essere forte e autonoma. Sì, torni a casa all’ora che vuoi, puoi gettare i vestiti per terra, infilare la testa nella pentola per mangiare mentre guardi strani film polacchi nudo e sporco di sugo (tienila a mente questa cosa in tutta la sua grottesca bellezza perché ci torniamo).

Ma sei SOLO/A/U/E/I.

Quando farò la domanda finale mi aspetto che qualcuno sotto sotto difenda questo punto.

No. Nein. Niet. Nope.

Non siamo fatti così. Possiamo tollerare la solitudine a lungo. Possiamo imbottirci di eufemistici rimedi. Possiamo sicuramente godere di efficienza, rapidità di esecuzione e quant’altro ma non siamo fatti così. Arriva prima o poi una ricorrenza, un evento, una pandemia, un problema che ci farà guardare l’altro lato del letto rigorosamente king size (appena uno sta da solo la prima cosa che fa è prendere un letto GRANDE e più è grande più gode a rotolarcisi dentro, e sì, lo ammetto, lo faccio ancora io quando le mie partner sono tutte altrove) e ci farà capire che è freddo e vuoto.

È un auto illusione. È la vittoria del nemico di cui parlavo ieri. Che applica contro noi stessi il dividi ed impera… se siamo soli può sopraffarci meglio.

Ci sono passato e un po’ alla volta (e qui il merito è TUTTO di Sirah Úlfurdòttir ai tempi che furono, che era ovviamente esattamente come me) ho capito di quanto mi stessi ingannando ESATTAMENTE come una madre tossica ti inganna per tenerti attaccato alle sue gonnelle o un gruppo dirigente o il leader di una setta ti sminuisce e ti spaventa per tenerti alla catena.

Non siamo fatti così. Punto.

Il Falso Mito Numero 4: Mi hanno lanciato in mezzo ai lupi e ne sono uscito capobranco della mi’ fava.

Il che non significa che allora devi diventare tu l’oppressore. Dai, per carità. Per favore. E io lo so che chi legge i post di nascosto solo per sparlarmi dietro qua farà versi e fischi: seeeh proprio te parli.

Eh sì proprio io parlo, perché non è come la vede chi rosica. Non sono il capo carismatico di una setta, non mi sono costruito il fantoccio deforme di una famiglia tossica, non ho un branco di derelitti con cui mi rifaccio delle sfighe passate.

Crearsi un gruppetto sul quale reiterare le dinamiche negative che abbiamo subito è abietto. Non volevo nemmeno inserirlo. Non è considerabile nemmeno “gruppo sociale”, ma solo abuso. Che sia un culto, il club del bridge, un gruppo di rievocazione o il team attivista pro qualcosa, se tu nei sei “il capo” per non sentirti solo, stiamo solo parlando di abusi. Semplice e lineare.

Pensare che si parli di “Tribù” in questo caso è come pensare che le vittime di uno stupr*ator* (va bene sfidare l’algoritmo ma non esageriamo) siano le sue partner.

No. Sei solo un o una abuser.

Stacce.

E allora che se fa? Si cerca con estrema pazienza e diligenza di creare rete, con chiunque ci si affine senza incasellarlo prima. Si conosce. Si parla. Si chiacchiera ci si mette in gioco e un po’ alla volta ci si trova con quello che vedi in foto (farei notare la dovizia con cui sono state inserite le assenti) e non solo. Perché come amo dire spesso quello è solo il primo cerchio (pardon il secondo, il primo è costituito dalla mia polecola, colma di persone meravigliose ma della quale a questo punto dovremo parlare in modo approfondito in un altro post dedicato agli affetti) poi ce ne sono altri con… boh non li definirei nemmeno amici ma proprio i membri di un concetto che semanticamente si allarga e si estende a seconda di quanto da lontano lo guardi.

Ecco è come un ologramma. Nel piccolo vedi la stessa immagine di insieme che vedi nel grande. Se guardo questa foto vedo la mia Tribù. La vedrei anche guardando la mia polecola (che per fortuna non è così grande) o allargando lo sguardo fino a comprendere, non faccio nomi, gli altri, molti dei quali probabilmente sono tra quelli che rispondono a questi post (alcuni invece ci sono e non stanno rispondendo, il che fa di loro delle orribili persone).

E quali sono i punti fondamentali? Cazzo sai che c’è? Ne parlo domani. Ora salgo, aggiungo “Parte I” al titolo e tu ti attacchi, aspetti domani per capire perché ti abbia detto di tenere a mente quell’immagine orribile, aspetti domani per l’elenco dei vantaggi dello schema sociale che propongo, aspetti domani per il proseguo della storia.

Adoro.

Allora la domanda: in che punto dello schema sociale ti trovi? Ancora mezzo invischiato in uno di questi falsi miti? Sei già in una forma più evoluta e ti azzardi a ipotizzare che sia simile a quella che descriverò domani? Sei fermamente convinta che qualcuno di questi falsi miti non sia falso? Mi impegno a discutere se qualcuno oggi si sentisse di voler obiettare.

A domani (evil laugh intensifies).

 

RISPOSTE:

 

Ormai mi ritengo “oltre” ogni tipo di mito all’interno di questo post, anche se li ho toccati tutti più o meno intensamente.

Sono un animale sociale, che ha bisogno dei suoi spazi, la sua solitudine ed i suoi tempi ma che ama la sua tribù (a me il termine invece piace, sarà perché mi identifico in un Bonobo?), casa in cui sento rispettata la persona che sono e che mi/ci accresce giorno dopo giorno

 

Non penso di essere in uno di quei miti, ma di sicuro è il confronto e la socialità ciò che ho sempre bramato e ciò che mi fa star bene, lo cerco come l’aria e cerco di avvicinare persone che mi permettono di essere me stesso senza giudizio e senza limitazione, è forse questa la vera libertà d’essere?

 

Direi d’essere a buon punto, mi hanno buttato in mezzo al mega gregge familiare e ne sono uscito capobranco solitario.

Scherzi a parte, ho superato il gregge, con tutto il periodo di esclusione, non eclatante come il percorso del pellegrino postante, più in piccolo. La famiglia non mi richiede di nascondermi, anche se non sempre capisce e si libera dagli schemi generazionali. Gettato in mezzo ai lupi ne sono uscito malconcio, ma ne sono uscito, adesso le ferite sono guarite, resta da vedere cosa succederà delle cicatrici, molte sono sbiadite, su altre sto ancora lavorando.

Sono un solitario, ma amo la compagnia di pochi. Sono gentile e disponibile col prossimo, senza però diventare il paladino delle cause perse. Si salva solo chi vuol essere salvato. Non credo di rivestire minimamente la figura del lupo solitario, sono un po’ orso, la mia guarigione risiede nella solitudine, ma resto un animale da branco, magari non proprio da branco, più da branco part-time. La solitudine ha fatto lungamente parte della mia vita, mi ha ferito e guarito in egual misura. Molti modi di sentire sono talmente soffocati nella mia zona da risultare mosche bianche. Per cui spesso la solitudine è stata forzata, ma qui ho trovato piccoli di brani di vite simili.

Nessuno ha il diritto di discutere dei gusti altrui, ma per me tribù sta a significare un piccolo gruppo di persone che cammina su sentieri simili al mio… per certi versi questo è un po’ un porto sicuro, quando le onde della vita spingono sulle scogliere della solitudine. Adoro il pensiero per cui l’Io è l’unica realtà, essendo solo in quel senso si entra in connessione con tutto. Chiudo dicendo che né la solitudine né la socialità vanno portate all’estremo. Bisognerebbe vivere per la propria vita e mai in funzione di altri, ma questo non ci vieta di essere socievoli, comunicativi e financo gentili e amorevoli col prossimo.

Citazione: “Non avere nulla, se incontri un budda uccidilo, se incontri un tuo antenato uccidilo, non avere legami, non essere schiavo di nessuno, vivi semplicemente per la tua vita.”

Sono curioso di vedere se Sirah Úlfurdòttir o Niki Niamh azzeccano da quale manga/anime è tratta!