DNBlog – Day 9 – La Cura all’Imperfezione del Mondo

Debitum Naturae

Writer & Blogger

Va che titolo. Che poi è sbagliato: è una delle due cure (la prossima la tratto nel post di domani). Ma di che sto parlando?

L’Arte.

E grazie al cazzo dirai tu preparandoti ad un post ritrito e banale.

In realtà credo sarà uno dei post meno teorici fatti sino a questo momento perché parlerò più della MIA esperienza e di come sia arrivato ad interessarmi di questo ambito, ed essendo le mie motivazioni un po’ meno classiche della norma, magari forse posso creare qualche stimolo in più.

Allora. Non so come e non so quando di preciso, ma diciamo dalla preadolescenza, dopo una bizzarra infanzia da bambino prodigio (ho rischiato di essere uno di quei laureati minorenni stile fenomeno da baraccone), la mia predisposizione ad imparare cose, il mio QI fuori norma, più chissà quali altri elementi della mia persona iniziarono a dar luogo ad un fenomeno che mi accompagna fino ad oggi e che anzi probabilmente è alla base di buona parte dei miei atteggiamenti. Iniziai ad essere contemporaneamente iper-percettivo e incontentabile.

Vedevo, vabbè inutile parlare al passato, vedo ogni difetto in ogni cosa realizzata da altri o, sadly, da me. Un aneddoto che cito sempre è che per anni la mia cena iniziava con il susseguirsi di:

– Assaggio

– Mi alzo, aggiungo il pepe.

– Assaggio.

– Mi alzo, aggiungo un po’ di scorza di limone

– Assaggio.

– Mi alzo, aggiungo il timo

– Assaggio.

– Bestemmio perché ho esagerato con il timo e aggiungo un po’ di aceto balsamico

Decine, non scherzo, DECINE di volte sotto lo sguardo sconsolato della famiglia. Una follia ai limiti del compulsivo. Hey, mi ha fatto diventare un eccellente cuoco, ma davvero… una tortura

Così per qualunque cosa. Vedevo ogni minimo difetto e mi irritava profondamente. Qualunque discorso altrui (prediche dei TdG, ad esempio, o lezioni a scuola). Qualunque evento organizzato. Conversazioni qualsiasi e, purtroppo, nel giro di qualche anno, CORPI.

Un incubo. Credo di aver imparato le mie tecniche seduttive non tanto per saziare la tipica fame ormonale adolescenziale in sé quanto per spingere la “qualità” ai massimi livelli. Posso annoverare negli anni qualche modella, attrice o cantante di una certa fama alle mie conquiste, (in)successi in una disperata e futile ricerca di perfezione (poi da questo punto di vista ho cambiato atteggiamento per altri motivi; ne parlerò in un post più avanti).

In pratica la mia vita è stata per anni un frustrante tentativo di soddisfare appetiti, fisici e mentali mentre una parte di me stesso continuava a generami disprezzo, disgusto e repulsione. Credo di aver rischiato di impazzire nei primi anni. Il mondo era un luogo putrido, corrotto, imperfetto e degno solo di bruciare. Ho scritto i miei racconti più truci in quel periodo e no, non te li farò leggere, c’è gente che mi ha tolto l’amicizia dopo averlo fatto.

Cosa mi ha impedito di diventare il Ted Bundy italiano? Quali sono state le due uniche cure all’imperfezione del mondo?

Arte e Natura.

Eureka!

Della seconda parlo domani, intanto… L’ Arte.

E niente, il mio giudicante e sprezzante sguardo che mi colmava di ribrezzo il 99% delle volte in cui lo posassi su qualcosa taceva finalmente, come il cessare improvviso del frastuono di una folla, quando incrociavo un’opera d’arte (dai dipinti al cinema passando per musica, scultura e scrittura. Ovviamente ALCUNI, non perdevo la mia selettività figurati).

Mi ha fatto sorridere l’altro ieri Stefano mentre parlavamo della mostra Inferno a Roma con lui tutto preoccupato che si premurava non gli mettessi fretta il giorno della visita. Ah, i Musei sono state le mie prime oasi. Iniziai a girare tutta Italia e mezza Europa per cibarmi dell’unico alimento che mi saziasse senza brontolare finalmente. Un’opera d’arte, anche oggi, è l’unica cosa che cheta il mio spirito. È l’unica cosa che ritengo “giusta” di per se stessa perché è così che l’artista e la sua musa hanno voluto fosse, e io, così pieno di me in qualunque altro campo, taccio umilmente e la osservo gustandomela. Poi può non piacermi; ma non sento quella repulsione, quella nevrotica necessità di correggere o di cambiare quello che ho di fronte.

L’Arte ha salvato la mia esistenza. Non so nemmeno bene in che modo. Perché mi ammansisse come la marmellata sul naso del topo compagno del Cappellaio Matto in Alice in Wonderland.

Non lo so proprio. Ma so che ovviamente me ne sono innamorato.

Così come poi mi sono innamorato di artiste o amanti dell’arte.

Mi spiace Tommaso Giroldini, cercavo le foto e ho trovato queste tre che si abbinavano troppo bene tra loro,troverò il modo di renderti onore in un altro post… Parliamo delle tre foto qui sotto, che caso ha voluto trovassi anche con temi simili di tre delle nostre artiste.

Come si fa a non amare quella roba? Come si fa a non amare chi la crea?

I miei detrattori insistono nel dire che io sia solo un mercante, anzi pardon, un avido mercante. E lo sono (anche se potevo mettere le foto di tre pezzi disponibili invece questi tre sono tutti già andati) ma questo non toglie che il mio amore per l’Arte sia radicato, profondo e in un certo senso forse anche più solido di chi se lo sia ritrovato solo per puro piacere. Il mio è sorto come ancora di salvezza, come cura ad un male che rischiava di farmi impazzire.

E non capisco come possa essere diversamente da così. Io non penso nemmeno di avere tutto questo senso estetico. Semplicemente se ho di fronte l’Arte (anche in persona, ne parleremo anche di questo) la riconosco e l’incessante fragore che mi si agita nel cranio si ferma per tutto il tempo che sono lì (dal Prado mi hanno portato fuori quasi di forza alla chiusura) e se goderne è magico, figurati crearla.

Io ne creo sicuramente meno degli altri nel collettivo ma grazie a loro, grazie a Debitum Naturae nel suo insieme (divulgazione compresa, se ne parla sempre domani ABBI PAZIENZA MADONNA che già ti dedico due ore al giorno ogni mattina e ancora non hai comprato niente dalla Academy, ti vedo sai) un po’ alla volta ci sono riuscito. E qualcuno mi dice cosa può esserci di meglio di lasciare nel mondo pezzi di pace, come una propria opera d’arte? E lo dico da persona che si occupa di crisi climatiche, emergenze pratiche etc., oltre che da pragmatico tuttofare e avido mercante, sia chiaro.

Ci posso scherzare sopra sul fatto che non si lavori abbastanza, che le ragazze (Varg conta come ragazza, plurale femminile esteso) mettano davanti il loro amore per le proprie opere rispetto alle logiche commerciali… in realtà le capisco perfettamente e le appoggio ad ogni costo. Iniziano a poter vivere della loro Arte (altra cosa meravigliosa che approfondiremo nell’ennesimo altro post… azz vuoi vedere che manco mi bastano 30 giorni?) e sapere di aver contribuito a questi risultati è una delle mie principali ragioni di vita, ecco, in un certo senso, un ulteriore modo in cui l’Arte mi ha salvato la vita.

Questo è il motivo per cui sono qua. Per cui investo ogni centesimo, ogni briciolo di energia, ogni stilla di sudore in questo progetto.

Perché stiamo curando il mondo.

‘Na cosa da niente insomma.

Chiudiamo, che è tardi:

1. Se fai qualcosa di artistico, continua, costi quel che costi.

2. Se non lo fai trovalo, provaci, esplora, fai tentativi. Ci sono anche molte arti meno conosciute. Nel corso del tempo poi ho imparato ad ampliare la mia visione di cosa fosse arte e cosa no così da scacciare del tutto il rischio di diventare un serial killer… forse.

3. La domanda: e tu perché ami l’Arte? So bene che ci possono essere molti altri motivi diversi dal mio per farlo. Dimmeli.

4. Se non la ami VA VIA DA QUESTA PAGINA ORA (oppure vabbè rimani e prova a lasciarti convincere).

P.s Avevo promesso anche retroscena e aneddoti e allora eccoci. Guarda la prima immagine. Crani di capriolo, incisi da Sirah Úlfurdòttir con piante velenose (poi vabbè un progetto simile ma a tutto tondo inciso da Niki Niamh e un’altra tecnica ancora di Magda Brustolin su Muflone. Adoro, lo ripeto, aver trovato tre esempi di progetti così simili e così diversi al tempo stesso). Era il 2018, Niki iniziava ad avvicinarsi e Sirah scottata GIUSTAMENTE dall’esperienza schifosa precedente era molto guardinga mentre, giustamente, Niki si muoveva con un certo timore e prudenza in questo nuovo mondo. La sera di un giorno x Niki mi dice:

“Hey Grim potrei carvare delle piante velenose, magari su una calotta e se no in osso, che ne pensi? ”

“Beh, bella idea”.

Il giorno dopo, senza dirmi niente (quando invece, di solito, Sirah mi avvisava sempre dei nuovi progetti e dei post che stava per fare), trovo su Afterlife questi caprioli.

GIUSTAMENTE è sembrato che avessi preso l’idea della nuova arrivata e l’avessi venduta sottobanco alla socia di vecchia data.

UN DISASTRO.

Operazioni diplomatiche che manco il conflitto israelo-palestinese.

Poi vabbè, ora vedete quanto amore, tutto risolto, lieto fine.

Ancora oggi mi chiedo che caspita di coincidenza abbia fatto sì che due artiste avessero la stessa idea nello stesso momento. Ho sempre pensato che qualche elemento esterno le avesse inconsciamente ispirate allo stesso momento, segno di affinità tra loro (OVVIAMENTE questa tesi fu la mia arma principale ai tempi… ma forse Niki sospetta ancora di me sotto sotto… chissà)

A domani.

 

RISPOSTE:

A questa domanda non ho una risposta, in quanto ancora mi trovo a rispondere alla domanda precedente: “COSA è arte”. Posso solo percepirla con più o meno potenza in tutte le cose e persone, ma non riesco a definirla e non so capire cosa veramente me la faccia amare così tanto. Quindi la amo e basta, con tutte le sorprese che mi può riservare ogni giorno in ogni cosa, in ogni persona.

Mi rendo conto che in fine non avevo mai risposto: perché amo l’arte?

Perché è capacità di esprimere quello che hai dentro, in ogni forma che la fisica permetta. Può esporre concetti psicologici su mezzi fisici.

E questo è tantissimo.

E lo dico io che ho un quoziente di arte pari a 0. Ma fortunatamente sono circondato da gente artistica.

E che dire, come si fa a non amare l’Arte…dai?

Seriamente? Esiste qualcuno che non la ami?

Chi più chi meno eh… ma davvero se qualcuno esiste voglio conoscerlo.

Detto questo, io AMO l’arte, in ogni sua forma, la trovo anche nel mio lavoro (e faccio disegno tecnico metalmeccanico, cioè) la vedo perché una cosa che amo dell’Arte (e si lo ripeterò mille volte, amo l’arte) è vedere l’anima di chi l’ha creata. Li c’è tutto di una persona, di chi la crea e di chi la vede.

Perché chi guarda, può leggerci molto e magari non quello che voleva dire l’artista, ma qualcosa di suo.

Ognuno di noi, ogni giorno, scopre se stesso e gli altri con l’Arte e cazzo, se è vero che la comunicazione è quasi tutto nelle relazioni, cosa c’è di meglio di comunicare così?!

Comunicare salva le relazioni, comunicare salva tutto, tanto da poter salvare il Mondo.

Ecco perché l’Arte lo salva.

Amo l’arte perché ricarica e sfoga, sprona e trattiene ed essa è sia cura e sollievo che frustrazione e dolore. È una vita che mi circondo d’arte e d’artisti, pur non avendo io nemmeno l’ombra di qualità artistiche, perché l’arte è beltà pura e massima esposizione sia nel bene che nel male dell’artista che la rappresenta, aria per i miei polmoni è l’arte e luce per i miei occhi d’esteta.